Cristoforo Lombardi
e il campanile
Il nucleo originario del Santuario è, ormai, concluso nel
primo decennio del XVI secolo, ma alcune "lacune" di definizione
architettonica non documentate, possono lasciar capire che il
Santuario "abbia successivamente subito in diversi punti modifiche
e aggiunte di carattere prettamente architettonico"1.
Il campanile del 1516, come anche il completamento del cupolino
della lanterna, sembra essere una di quelle aggiunte, realizzate
prima dell'intervento d'ampliamento del Seregni nel 1556.
I lavori di costruzione del campanile presero l'avvio nel 1511,
come risulta dai primi pagamenti, effettuati in quell'anno, per la
fornitura di pietre di Saltrio destinate al "campanino"2 e si conclusero nel 1516.
Paolo della Porta, ricordato in una lapide
commemorativa posta nei pressi della croce della cuspide3, è stato in un primo tempo
individuato come il progettista del campanile, ma oggi, "per le
caratteristiche espresse dal campanile"4, si preferisce individuare in Cristoforo
Lombardi il padre dell'opera.
E' possibile, quindi, che il "campanino", iniziato nel 1511 e
terminato nel 1516, sia stata una realizzazione di Paolo della
Porta, ma in seguito fu "sostituito da una nuova e ben più
ambiziosa torre, nella cui cella si è voluto conservare la
lapide che ricordava lopera dello scultore [Paolo
Porta]"5
Paolo della Porta, infatti, è ricordato come scultore e non
come architetto o ingegnere presso la Fabbrica del Duomo milanese
nel 1508; ed è "difficile pensare che un personaggio sempre
nominato come semplice scultore possa aver ideato e realizzato
un?opera così impegnativa come il campanile di
Saronno"6
Oggi, il campanile impostato su un alto basamento, si eleva su
cinque livelli.
I primi 3 hanno fasce angolari in pietra che fanno da cornice a una
specchiatura in mattoni a vista, con "cornice intermedia e piccola
feritoia", il quarto livello ha sempre fasce angolari, ma la
parete, in cui si apre una finestra fortemente strombata, è
intonacata. L'ultimo piano è, invece, realizzato tutto in
pietra con aperture a bifora. Un alta trabeazione con cornice a
mensola, chiude l'ultimo piano su cui trova posto una cella
ottagonale con aperture uguali alle sottostanti bifore. La cella
è chiusa da una copertura curva con lanternino finale.
Quattro fasce marcapiano a disegni geometrici diversi, cingono la
struttura nel suo sviluppo in altezza di 47 metri.
Fig. 4. Veduta attuale della parte absidale del Santuario |
"La tendenza alla semplificazione dellordine architettonico in una sorta di purismo geometrico fanno del campanile saronnese un significativo precedente della produzione conosciuta del Lombardi, (....) che sarà un riconosciuto ideatore di torri milanesi."7
Al Lombardi, che dal 1526 è ingegnere e architetto della
Fabbrica del Duomo milanese, viene affidato nel 1546 il progetto
per la nuova sacrestia del Santuario di Saronno.
Questa, posta sul lato destro del Santuario, comincerà ad
essere costruita nel 1552 e sarà terminata nel 1556, anno che
vede Vincenzo Seregni succedere al Lombardi nella direzione dei
lavori del Santuario, un ruolo che già rivestiva nel 1555
presso la Fabbrica del Duomo di Milano, dopo la morte del
Lombardi.
Note
1 Alessandro Rovetta, L?impostazione architettonica
del Santuario rinascimentale, in AA.VV., Il Santuario della Beata
Vergine dei Miracoli di Saronno, a cura di Maria Luisa Gatti Perer,
ISAL, Amilcare Pizzi Editore, Milano, 1996, p. 128 (Torna al testo)
2 ASS, Libro de mobili 1506-1513, cart. 1, registri 1, f.14.
Così la prima registrazione delle spese: ?Ad Tomaxo di Barandi
adì 17 maii (1511) dta al pato per certe pedre pel campanino?,
cit. da A. Sala, Siste viator. Dagli archivi la storia del
Santuario. 1400-1600, Quaderni del Santuario n.6, Saronno, 1995, p.
36 (Torna al
testo)
3 ?Hoc opus factum est per magistrum Paulum della Porta de Mediolano die 25 iulii anno 1516?, cit. da A Sala, Siste viator, p. 37, ricordata nel MS del 1651 di Aluigi S. Pietro, f. 68r. La lapide venne ritrovata nei restauri del 1963, ma non si trovò più in quelli del 1991; forse venne rimossa proprio nei lavori del 1963 (Torna al testo)
4 Alessandro Rovetta, op. cit., p. 128 (Torna al testo)
5 ibidem, p. 128 (Torna al testo)
6 ibidem, p. 128 (Torna al testo)
7 ibidem, p. 128-9 (Torna al testo)