L'OPERA
Il ritratto di Cecilia Gallerani (fig. 1) si inserisce all'interno di un rettangolo con una struttura piramidale che presenta la parte più "pesante" al basso, per poi alleggerirsi man mano che si sale con un movimento a spirale verso l'alto della figura; un effetto di dinamismo dovuto alla torsione del busto e del capo, che esalta la volumetria e la grazia. Questa posa di scorcio rappresentava allora una nuova e pionieristica idea di Leonardo che farà scuola nella storia dell'arte. Dare movimento all'immagine fisica per Leonardo significava far trasparire i moti dell'animo, ovvero la stretta relazione esistente tra sentire interiore e movimento del corpo, e in tal senso, oltre allo studio della composizione e dello stile, utilizzò sapientemente anche la luce. In quest'opera la luce è una caratteristica fondamentale, proveniente da un'unica sorgente a destra in modo da dare l'impressione di una figura che emerge dallo sfondo. Il fondo scuro in realtà è un'aggiunta ottocentesca che un esame radiografico, eseguito negli anni '50, ha scoperto rilevando inoltre la presenza di una finestra o di un arco a destra del viso, dando spiegazione della direzione della fonte luminosa ma, riflettografie più recenti, pur confermando che lo sfondo è posticcio, hanno escluso la possibilità che sotto di questo sia dipinta una finestra. Macrofotografie eseguite recentemente a Washington certificano che il fondo originale del dipinto era in gradazioni grigio-blu ma, al contrario della "Gioconda" (fig. 11), nessun panorama. Dalle stesse foto si rivelano impronte digitali che l'artista ha lasciato sul dipinto, precisamente sulla testa dell'ermellino, sulla guancia e sulla fronte della Dama, segni della lavorazione della superficie pittorica effettuata con i polpastrelli delle dita, come è tipico di Leonardo. Le impronte sono state inviate all'FBI, per verificare se è possibile trarne ulteriori informazioni.
La testa che si volge verso un richiamo esterno e si torce nel senso opposto al corpo crea un aspetto disteso e informale della modella, in contrapposizione alla posa dell'ermellino. Gli occhi della Contessa di Saronno attraggono l'attenzione del visore che poi si perde verso un punto ignoto alla destra del quadro. Forse che Cecilia non si curi di noi osservatori per rivolgere il suo sguardo esclusivamente al suo Moro? Sebbene fuori dalla cornice, la sua espressione e le caratteristiche facciali rivelano molto riguardo la sua personalità. Un sorriso sta per affiorare, invitandoci ad indovinare i suoi pensieri, come per la "Monna Lisa" (fig 11), mentre lo sguardo dolce, i lineamenti delicati, il portamento fiero esprimono la sua condizione aristocratica. Il ritratto ha quel fascino e quella suggestione tipica di Leonardo, che riusciva in tale effetto per merito della sua personalissima tecnica dello "sfumato", cioè quella diluizione dei contorni che conferisce all'immagine un alone di mistero. Lo stato di conservazione del quadro dipinto ad olio su una sottilissima tavola di noce spessa 4-5 millimetri, è buono/ottimo.
Fig. 1 |
Fig. 11 |
| La dama con l'ermellino | La contessa di Saronno | Genealogia |
|---|---|---|
| Attribuzione lonardo | Opera | Ermellino |
| Costume | Angelo Saronno / Louvre | XXX |