LA CONTESSA DI SARONNO
Parliamo di Cecilia Gallerani proprio sul sito web del Comune di Saronno, perché come si riscontra da documenti dell'epoca e dagli accurati studi condotti dall'esimio saronnese maestro Vittorio Pini, ella divenne la Contessa di Saronno, "domina comitissima Burgi Seroni". La storia è questa. Nel 1450 il ducato Milanese passò dai Visconti agli Sforza e nel 1471 il duca Galeazzo Maria Sforza infeudò il borgo di Saronno in favore del fratello Ludovico Maria Sforza, il Moro, (fig. 2) il quale alla morte del fratello assassinato nel 1476, si assicurò la reggenza per conto del nipote Gian Galeazzo figlio appunto di Galeazzo Maria. Il Moro divenne subito, di fatto, il vero sovrano di Milano e nel 1479, alla morte di un altro fratello, Sforza Maria, ereditò il titolo di Duca di Bari. Ludovico il Moro come abbiamo visto era l'amante di Cecilia Gallerani, dalla quale nel 1491 ebbe un figlio che prese il nome di Cesare Sforza Visconti. Nello stesso anno per la "ragion di Stato", Ludovico sposò Beatrice d'Este. Per garantire una rendita all'amata Cecilia e una dote al loro figlio, due settimane dopo la nascita di questi, il Moro donò a "la Gallerana", in dotazione del figlio Cesare, il borgo di Saronno e i suoi territori, vita natural durante, col diritto di riscuotere i dazi su pane, vino e carni. Essa assunse il titolo di "Contessa di Saronno". Dai rogiti quattrocenteschi, conservati nell'Archivio Zerbi, scopriamo carte che riportano quanto segue:
18 Maggio 1491 Donazione inter vivos irrevocabile, fatta dal
Duca Lodovico Maria Sforza, alla Signora Cecilia Gallerani, durante
la di lei vita, del luogo di Saronno, e dei diritti che al prefato
Duca competono in quel Territorio, cioè dei Dazi ed Imbottato
di pane, vino e carni.
26 Novembre 1493 Investitura semplice fatta dalla Contessa di
Saronno Cecilia Gallerani moglie del Conte Lodovico Bergamino a
Matteo Visconti il fu Giov. Antonio, di Saronno, del Dazio del
Pane, Vino e Carni del detto Borgo di Saronno e della ragione di
vendere ivi a minuto le predette cose, per l'annuo fitto semplice
di L.1600.-imperiali.
All'epoca della nostra Contessa, Saronno era un borgo tutto sommato
tranquillo, con un discreto benessere ricavato grazie al mercato,
già allora consolidato, all'opera dei commercianti, degli
artigiani e al lavoro dei campi. Tuttavia la bella e intelligente
Cecilia preferì rimanere nella sua dimora milanese, nel
palazzo fatto costruire ai tempi dal duca Filippo Maria Visconti
per il Carmagnola, poi passato al condottiero Pietro dal Verme,
chiamato Broletto nuovo, uno dei più grandi e belli edifici di
Milano, il cui cortile minore esiste ancora in parte, verso via
Rovello. La Gallerani continuò a frequentare la corte degli
Sforza, finché questi furono al potere, dove aveva modo di
frequentare l'alta società e gli intellettuali. Come si legge
nei suddetti regesti, la "Dama dellermellino", divenne moglie del
Conte Lodovico Carminati Bergamino signore del feudo di San
Giovanni in Croce, in provincia di Cremona. Dal matrimonio nacquero
almeno quattro figli. Fu il Moro, per mantenere fede alle promesse
fatte alla moglie Beatrice d'Este (fig. 3), a
trovare marito a Cecilia e farla sposare. Ludovico Sforza comunque
aveva affetto per il figlio Cesare, al punto di volerlo favorire
nel tentativo di farlo nominare Arcivescovo di Milano a soli sei
anni. Nella "Pala Sforzesca" (fig. 4), conservata
alla Pinacoteca di Brera, il bambino inginocchiato alla destra di
Ludovico il Moro, si ritiene sia proprio suo figlio Cesare
(fig. 5). Il 2 gennaio 1497 morì Beatrice
d'Este lasciando sgomento il Moro che, in seguito, cerò
conforto nella compagnia di Cecilia. Le fonti riportano, poi, un
importante scambio di lettere, nel 1498, tra Cecilia e Isabella
d'Este (fig. 6) in cui la duchessa di Mantova
chiese alla Gallerani di inviargli il proprio ritratto per poterlo
paragonare a quelli di Giovanni Bellini. Cecilia acconsentì,
precisando però che il ritratto non le assomigliava più
"per esser fatto esso ritratto in una età sì imperfecta
che io ho poi cambiata tutta quella effigie". Nel 1500 Luigi XII di
Francia sconfisse Ludovico il Moro e l'anno successivo sottrasse
alla Gallerani (che nel frattempo si era rifugiata a Mantova con
Leonardo da Vinci), il palazzo del Broletto, mentre confermò
il borgo saronnese al conte Stefano Castiglioni, al quale la
Contessa di Saronno l'aveva già precedentemente ceduto.
Luodovico Sforza morì imprigionato a Loches nel 1508. Nel 1514
morì anche suo figlio Cesare, avuto come detto da Cecilia, la
quale un anno dopo perse anche il marito Conte Bergamino. La
Gallerani da allora visse quasi sempre nel suo castello di San
Giovanni in Croce (Foto B). Qui ricevette la
visita di Matteo Bandello che le dedicò la Novella XXII
definendola, insieme all'erudita Camilla Scarampa, "le nostre due
Muse". Come la maggior parte delle donne intellettuali del suo
tempo, destinava la sua cultura solo al piacere e alla
soddisfazione personale e, a quel che risulta dalla ricerche finora
effettuate, non pubblicò mai le sue poesie o i suoi saggi. Ad
Amboise, nel 1519 si spense Leonardo. La nostra Contessa di Saronno
Cecilia Gallerani, spirò nel 1536 all'età di 63 anni a
San Giovanni in Croce, ove si ritiene sia sepolta nella chiesa di
S. Zavedro (Foto A) ma, purtroppo, la chiesa
durante la seconda guerra mondiale è stata pesantemente
danneggiata ed è tuttora disastrata, ragion per cui risulta
difficile, se non impossibile, ritrovare le sue spoglie.
Fig. 2 |
Fig. 3 |
Fig. 4 |
Fig. 5 |
Fig. 6 |
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Foto B |
Foto A |
| La dama con l'ermellino | La contessa di Saronno | Genealogia |
|---|---|---|
| Attribuzione lonardo | Opera | Ermellino |
| Costume | Angelo Saronno / Louvre | XXX |